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 Il metodo del ricorso

cop 38 2018Sembra ormai diventata una triste regola. Ogniqualvolta nel nostro Paese viene indetta e poi aggiudicata una gara per la gestione di questo o quel gioco pubblico, ecco che dietro l’angolo si palesa qualcuno che, per un motivo o l’altro, è pronto ad impugnare il bando o l’assegnazione.

TAR, Consiglio di Stato o Corte di Giustizia Europea, quando si tratta di concessioni per la conduzione del gioco con vincite in denaro sono sempre più sollecitate a dover intervenire per presunte illegittimità, validità di atti pubblici o semplicemente dirimere controversie e fornire interpretazioni.

E non importa se chi presenta il ricorso sia realmente interessato alla gara ed alla gestione del gioco di turno.

Ciò che sembra interessare maggiormente è che il ricorrente debba in qualche modo intervenire nel procedimento per ristabilire la legalità, perlopiù violata secondo un suo fantasioso punto di vista.

Una regola che potremmo definire «dell’impugnazione a tutti i costi» che, oltre a generare dubbi ed incertezze e gettare ombre anche nelle situazioni più trasparenti, rischia anche di determinare ritardi nel regolare svolgimento delle procedure che, peraltro, potrebbero avere delle ricadute sulla rete di vendita.

Oltretutto il mercato dei giochi è già di per sè sotto il fuoco incrociato del nutrito movimento dei detrattori del settore. Continuare ad esporlo mediaticamente anche nelle situazioni prive di fondamento, non ci sembra una mossa lungimirante.

Ciò ovviamente non significa che, qualora nel prossimo futuro dovessero palesarsi situazioni in cui venissero violate le nostre legittime prerogative, saremo noi a tirarci indietro per difendere la categoria a colpi di carta bollata.

                                                             Giovanni Risso

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