Iniziato il restauro dl Busto di Medusa di Gian Lorenzo Bernini
Sono appena iniziati i lavori di restauro del Busto di Medusa di Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598-Roma 1680) e della base settecentesca conservati nel Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini a Roma. Il restauro conservativo, diretto da Elena Bianca Di Gioia ed eseguito dai restauratori Tuccio Sante Guido e Giuseppe Mantella, sarà preceduto da indagini diagnostiche non invasive e completato dall’analisi delle tecniche di esecuzione e di finitura delle superfici marmoree. Il restauro è realizzato grazie al sostegno della Federazione Italiana Tabaccai & di Logista Italia nell’ambito del progetto FIT per l’Arte e la Cultura.I lavori di restauro del Busto di Medusa, della durata di quattro mesi, sono stati ideati come cantiere aperto allestito nella Sala di Annibale e permetteranno ai visitatori di osservare direttamente il procedere degli interventi conservativi in ogni loro fase.Considerata dalla critica una delle opere più problematiche di Gian Lorenzo Bernini, fu probabilmente realizzata nei primi anni di pontificato di papa Innocenzo X Pamphilj, tra il 1644 e il 1648, quando l'artista fu allontanato dalla corte pontificia come creatura dei Barberini e la sua fama fu temporaneamente oscurata per lo smacco professionale subito a causa della demolizione del Campanile della Basilica di San Pietro (1646). Il Busto di Medusa sembra rientrare nel novero di quelle sculture eseguite "per suo studio e gusto" (come sarà la Verità del 1646, rimasta nel suo studio e legata per testamento in perpetuo alla sua famiglia), frutto di una personale meditazione dell'artista sulle finalità della scultura e sulle virtù dello scultore. In questa opera, che non ha precedenti iconografici e iconologici nella sua originalissima interpretazione del mito, lo scultore riprende il tema del confronto tra scultura e poesia già sviluppato nei gruppi giovanili per il cardinale Scipione Borghese. Ma dopo Virgilio e Ovidio è forse un madrigale di Giovan Battista Marino che gli offre lo spunto per "autenticar coi fatti il suo valore" e sconfiggere nemici e detrattori in uno dei momenti più critici della sua carriera. Medusa, con il volto di una bellezza classica e dai lineamenti morbidi, osserva in un immaginario specchio la sua immagine riflessa ed è colta nel momento in cui prende coscienza dell'atroce beffa e, materialmente davanti ai nostri occhi, le morbide carni trascolorano, le serpi guizzanti tra i capelli si paralizzano e la sua espressione di dolore e angoscia si fissa per sempre nel marmo. Un'altra prova delle capacità di Bernini di cogliere nella scultura il climax di un'azione transitoria e la contraddittoria complessità di uno stato d'animo umano. Ma il Busto di Medusa, nelle intenzioni dell'artista è anche una raffinata metafora barocca sul potere della scultura e sul valore dello scultore. Come Medusa "dimostra la vittoria, che ha la ragione degli inimici contrarij alle virtù" (Cesare Ripa, Iconologia, 1603, 426), la Medusa di Bernini lascia letteralmente "impietriti" dallo stupore i suoi nemici e detrattori con la sua arma più affilata: la virtù del suo scalpello.