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Tre problemi ci azzannano i polpacci

 

Il nostro, si sa, è un settore difficile.

La combinazione di diversi aspetti, in molti casi contrastanti tra loro, determina effetti a volte ben più gravi di quel che poteva sembrare ad un primo esame.

Ecco perché un’attenta regolamentazione del nostro settore è particolarmente importante e necessaria.

Ne abbiamo avuto la prova di recente quando, il Parlamento prima e il Governo poi hanno con successo portato a termine la definitiva e tanto attesa fissazione delle norme che determinano l’assetto delle nostre tabaccherie, sintetizzato nell’ormai arcinoto «Regolamento 38».

Purtroppo il lavoro però non può ancora dirsi finito.

Altri aspetti che necessitano di una bella «regolata» perché, di riffe o di raffe, determinano distorsioni e stonature a danno della nostra categoria.

Tre sono ancora i problemi che ci azzannano i polpacci: «canone» Rai sui terminali di gioco, canoni Sisal e sigaretta elettronica.

Cominciamo dall’ultimo, anche se abbiamo già detto tutto. Non entriamo nell’aspetto sanitario, ma una cosa è certa: va regolamentata! Non solo nel nostro ristretto interesse ma soprattutto per quello dell’Erario. È in gioco una «bazzecola» da 14 miliardi di euro di entrate fiscali.

Passiamo al «canone» Rai.

Anche se tecnicamente è un’imposta e non un canone, resta il fatto che esso rappresenta un balzello pagato da migliaia di tabaccai che raccolgono il 10eLotto attraverso l’impiego di un monitor a colori. È palesemente una forzatura. È infatti sin troppo evidente che quel monitor non serve per vedere la televisione ma per raccogliere puntate sul gioco del Lotto. Raccolta che svolgiamo – occorre ricordarlo – direttamente su concessione dello Stato che, dal nostro lavoro, ricava miliardi di euro di imposte.

Ma il «canone» Rai comunque è una tassa che almeno finisce nelle casse dell’Erario.

Assai diversa invece è la questione dei canoni dovuti a SISAL. Non abbiamo mai nascosto e mai nasconderemo la nostra assoluta contrarietà a dei canoni che riteniamo ingiusti e non dovuti. E sul tema ben due interventi del legislatore hanno tentato di far luce ma, come spesso capita in Italia, non c’è stata luce. Una sentenza del TAR del Lazio ne ha infatti provvisoriamente bloccato la concreta applicazione. Così, ai più tutto sembrerebbe finito.

In realtà, secondo noi, è vero l’esatto contrario perché la sentenza non ha affatto sostenuto l’illegittimità o addirittura l’incostituzionalità della norma, ma ha semplicemente affermato che l’AAMS doveva correttamente dare conto dell’istruttoria svolta.

Tradotto in parole più semplici, il TAR ha stabilito che non vi è incostituzionalità o illegittimità della norma bensì che l’Amministrazione, ai sensi di legge, deve riprendere l’iter del provvedimento. E questo, va sottolineato a chiare lettere, non tanto per l’interesse dei ricevitori, ma per quello dell’Erario.

Sono passati diversi mesi e noi non demordiamo!

È giunto il momento di dire basta!

Giovanni Risso

La Voce del Tabaccaio

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